top
msc Italia Il viaggio al Cuore: viaggio continuo nelle profondità del mistero.

Il viaggio al Cuore: viaggio continuo nelle profondità del mistero.

Da un’antropologia dell’uomo ego-sistemica, ad una spiritualità del Cuore eco-sistemica.

Introduzione

Il mese di giugno è dedicato al Sacro Cuore. Come può essere vissuta la devozione al Sacro Cuore oggi? da dove partire? partiamo da ciò che siamo, partiamo dal nostro corpo!

Il tema della corporeità si presenta a noi oggi come di grande interesse e provocazione. Noi sentiamo che il corpo non è banalmente un accessorio a servizio dello spirito ma è invece un elemento essenziale del nostro essere “persone”. Da qui il bisogno di curare la salute, l’aspetto, di fare una dieta equilibrata, praticare attività fisica con la consapevolezza che il corpo è lo strumento primo con la quale entriamo in relazione con gli altri. Non adulazione del corpo per farsi tanti bei “selfie”, ma strumento che ci strappa dalla solitudine autoreferenziale ego-sistemica per aprirci al rapporto eco-sistemico. Rapporto di confronto e di dialogo che sa fare spazio ad altri oltre a me, che è compassionevole, in dialogo con tutti ma soprattutto che si fa immagine del divino in noi: «Dio si è fatto come noi, affinché l’uomo diventasse Dio» dice Atanasio.

Corpo VS Anima

Questa attenzione al corpo interroga oggi la Chiesa intera soprattutto per il fatto che è da ammettere una lunga tradizione educativa che per molto tempo non considerò adeguatamente la dimensione corporea per concentrare l’attenzione su ciò che è spirituale. Spesso il corpo con le sue esigenze veniva colto come un ostacolo da superare e da combattere, più che come un elemento da tenere in considerazione e da valorizzare. Ciò è ancora più strano se si pensa che, al contrario, si deve proprio alla tradizione biblica dell’Antico e Nuovo Testamento una rivalutazione del corpo contro la cultura del tempo, soprattutto di matrice greca (mi riferisco soprattutto a correnti filosofiche come lo gnosticismo o il medio e neo platonismo), che considerava il corpo portatore di valori non sani, o addirittura un sepolcro o una prigione dalla quale lo spirito doveva liberarsi. Secondo il Socrate del Fedone l’anima, che è immortale, viene imprigionata e si ammala, perché il corpo mortale la rende tale, ma quando il corpo muore l’anima è guarita.

Dalla cultura occidentale ereditiamo questo modo di riflettere della tradizione greco-romana, da una parte l’elemento immortale, l’anima (identificato anche con il termine ragione – in greco νοῠς, in latino intellectus) e dall’altra abbiamo il corpo visto come una prigione, una caverna che impedisce all’anima, al νοῠς appunto, di acquisire la perfetta conoscenza, una visione chiara della verità: il corpo confonde le immagini, produce credenze, ipotesi, falsità, pregiudizi, mostrando un’immagine distorta, una confusione, un caos. E se fosse il contrario? Ovvero, e se fosse l’anima, a imprigionare il corpo? Questa è una riflessione portata avanti da, Michel Foucalt, filosofo francese, in un saggio dal titolo “Sorvegliare e punire”.

Genesi 3 ci aiuta a rispondere a questa domanda infatti, non è il corpo di Eva la causa del suo disobbedire al comando divino, è il serpente a parlare a lei, alla sua mente; il serpente risveglia il suo dubbio, ma anche la sua curiosità:

«Il serpente era il più astuto di tutti gli animali selvatici che Dio aveva fatto e disse alla donna: “è vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di alcun albero del giardino?”» (Gen 3,1).

Dubbi e curiosità sono poteri mentali che abitano nell’anima e spingono il corpo a fare o non fare qualcosa.

«Allora la donna vide che l’albero era buono da mangiare, gradevole agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch’egli ne mangiò» (Gen 3,6).

La Nuovissima traduzione della Bibbia dai testi originali così traduce questo versetto:

«Allora la donna vide che l’albero era buono da mangiare, seducente per gli occhi e attraente per avere successo» (Gen 3,6).

Il corpo partecipa a ciò che la mente a recepito e dà un frutto ad Adamo per mangiarlo: il corpo obbedisce alla mente, non può resisterle. Quindi, Adamo ed Eva scoprono di essere nudi: è il corpo a essere nudo, ma la vergogna, la coscienza di essere nudi, è una questione dell’anima. 

«Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e conobbero di essere nudi» (Gen 3,7).

Il corpo è allora compartecipe di ciò che vive l’anima.

Aristotele afferma che l’individuo è «sinolo di anima e corpo, di forma e materia». A questo, San Tommaso aggiunge che la materia, non quella generica ma quella propria di ogni individuo, quella segnata dalla quantità è anche elemento d’individuazione. Il legame anima e corpo diviene un legame stretto e paritario: l’anima e il corpo fanno tutt’uno e non sono l’uno incarcerato nell’altro.

A tal proposito può essere illuminante quanto dice Roger Garaudy (Francia 1912-2012) in “Danzare la vita”: «Il corpo è l’uomo che si esteriorizza, è ciò che mi collega agli altri ed al mondo, ciò attraverso cui io mi esprimo e prendo coscienza di me stesso».

Questa indissolubile unità che designa tutta la persona nell’unità della sua coscienza, della sua intelligenza, della sua libertà, del suo agire ha la sede nel cuore.

Il cuore, casa dell’anima

Perché il cuore? 

Perché per il corpo è certamente l’organo più importante: sta al centro del nostro corpo e nella sua dinamica biologica pulsa per inviare il sangue fino alla periferia del nostro essere e, in virtù di questo lavoro biologico, segna la nostra vita ma anche la nostra morte.

Ma certamente è importante anche per l’anima: noi comunemente percepiamo questo organo come sede centrale della vita interiore, come la fonte della nostra vita spirituale.

Il linguaggio biblico poi ci aiuta a guardare al cuore come qualcosa che designa tutta la persona. Il cuore è la sede e il principio della vita psichica profonda, indica l’interiorità dell’uomo, la sua intimità ma anche la sua capacità di pensiero; il cuore è la sede della memoria, è il centro delle operazioni, delle scelte e dei progetti dell’uomo. Diceva Enzo Bianchi che «il cuore è il “sito” spirituale della presenza di Dio, il tópos toû theoû, il luogo dove Dio parla, educa, giudica, si fa presente e abita in colui che gli apre il cuore». Da qui forse è più facile comprendere quell’assurda frase che la volpe dice al piccolo principe: «Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore». Tutto ciò che l’uomo ha la capacità di fare, e si esprime attraverso i 5 sensi umani, nasce dal cuore. Quindi è sempre il cuore l’organo primo che deve essere innanzitutto raggiunto dalla Parola di Dio. Paolo lo dice apertamente alla comunità di Roma: «la fede nasce dall’ascolto» (Rm 10,17), non solamente dalle orecchie, perchè equivarrebbe ad udire un suono, delle parole, ma si ha un vero ascolto quando ciò che ascoltiamo scende nel profondo di noi stessi, nel nostro cuore, e qui sono accolte, meditate, ricordate, pensate, custodite. Gli ebrei questo l’hanno capito bene infatti la loro professione di fede quotidiana inizia con le parole שְׁמַע יִשְׂרָאֵל, Ascolta, Israele! (Dt 6,4). 

Ascoltare è l’operazione primaria dell’uomo davanti a Dio. Senza questa qualità di vita interiore l’ascolto è vano, illusorio, è un sentire; anzi, è mortifero, perché quando non c’è vero ascolto allora si apre la strada alla terribile esperienza che i profeti definivano σκληροκαρδία, durezza di cuore:

«ma la casa d’Israele non vuole ascoltare te, perché non vuole ascoltare me: tutta la casa d’Israele è di fronte dura e di cuore ostinato» (Ez 3,7);

«Se ascoltaste oggi la sua voce! “Non indurite il cuore come a Merìba, come nel giorno di Massa nel deserto» (Sal 95,8). Si faccia attenzione: ascoltare, o meglio udire la Parola di Dio con gli orecchi e non ascoltarla in verità con il cuore, o addirittura contraddirla, non è un’operazione che lascia le cose come prima di questo evento. Questo causa σκληροκαρδία perché la Parola di Dio è sempre efficace e nessuno, una volta raggiunto da essa, conserva la propria situazione di partenza. Come scrive l’autore della Lettera agli Ebrei, «la Parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore» (Eb 4,12). Essa salva oppure indurisce, con effetto moltiplicatore e progressivo, il cuore dell’uomo: tertium non datur! 

Anche Gesù ha parlato del rischio della σκληροκαρδία. Ai farisei che lo interrogano sulla possibilità del divorzio e citano in favore la possibilità accordata da Mosè (cf. Dt 24,1), egli risponde: «Per la durezza del vostro cuore (σκληροκαρδία) egli scrisse per voi questa norma» (Mc 10,5; cf. Mt 19,8). E dopo la resurrezione Gesù rimprovera agli Undici la loro «incredulità e durezza di cuore (σκληροκαρδία (Mc 16,1). Altrove il vangelo allude alla realtà della durezza del cuore mediante un termine diverso: Gesù, in polemica con gli uomini religiosi, si mostra «rattristato per la πωρώσειdei loro cuori» (Mc 3,5; cf. anche Ef 4,18).

Il cuore dell’uomo è un abisso (Cfr. Sal 64,7)

Il Nuovo Testamento ci fornisce però anche alcuni modelli positivi di ascolto con il cuore. In primo luogo quello di Maria, la madre di Gesù, che «conservava tutte queste parole, collegandole nel suo cuore» (Lc 2,19), che «custodiva tutte queste parole nel suo cuore» (Lc 2,51): quale serva obbediente essa ha ascoltato la Parola di Dio (cf. Lc 1,38) fino a concepirla, a darle carne nel suo utero. Vi è poi l’esempio di Maria di Betania, la quale «ascoltava la parola di Gesù stando ai suoi piedi» (Lc 10,39), e per questo «ha scelto la parte migliore» (Lc 10,42). Si pensi inoltre a Lidia, alla quale «il Signore aprì il cuore per aderire alle parole di Paolo» (At 16,14). Questa azione dell’aprire il cuore, espressa mediante il verbo διήνοιξεν, esprime un’azione terapeutica operata dalla grazia di Dio. Essa trova un significativo parallelo nell’ultimo capitolo del vangelo secondo Luca, dove per ben tre volte questo verbo è usato per significare l’apertura degli occhi dei due discepoli in cammino verso Emmaus: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli … ci apriva le Scritture?» (Lc 24,32). Se il cuore è il luogo del nostro possibile incontro intimo con Dio, esso è però anche sede di cupidigie e passioni fomentate dalla potenza del male. Il cuore dell’uomo è il luogo in cui si scontrano gli assalti di Satana, il Divisore che «come leone ruggente si aggira cercando una preda da divorare » (1Pt 5,8), e l’azione della grazia di Dio. È un’esperienza comune, che la Bibbia si limita a registrare: il cuore può essere senza intelligenza, incapace di comprendere e discernere (cf. Mc 6,52; 8,17-21); può chiudersi alla compassione (cf. Mc 3,5), nutrendo odio (cf. Lv 19,17), gelosia e invidia (cf. Gc 3,14); può essere menzognero e ‘doppio’ (dípsychos: Gc 1,8; 4,8), aggettivo che traspone in greco l’espressione del Salmo «un cuore e un cuore» (lev va-lev: Sal 12,3). Di più, è possibile estendere a ogni peccato la penetrante sintesi operata da Gesù a proposito dell’adulterio: «Chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore» (Mt 5,28). Ora, se è vero che molti peccati, così come l’adulterio, spesso restano al livello di progetti del nostro cuore (quasi sempre per paura delle possibili conseguenze!), il metro di giudizio adottato da Gesù è radicalmente diverso: per lui già la sola impurità del cuore è una grave contraddizione alla comunione con Dio. Egli sapeva che ben prima di essere realizzato esternamente e di condurci su sentieri mortiferi, ogni peccato è già stato consumato nel nostro cuore.

Scegliere il bene: la spiritualità del Sacro Cuore

Dobbiamo allora diventare consapevoli che nel nostro cuore ogni giorno avviene una lotta: siamo chiamati a scegliere se accogliere e far fruttificare la Parola di Dio seminata in esso (cf. Mc 4,1-9 e par.), oppure lasciarci dominare a poco a poco, fino a lasciarci vincere senza più opporre resistenza, dalla σκληροκαρδία, quell’insensibilità a Dio e agli altri che ci fa vivere ripiegati su noi stessi. Per tornare alle due espressioni citate all’inizio possiamo scegliere se nutrire il nostro cuore di Eco-sistema o di  Ego-sistema.

Il bivio dei devoti del Sacro Cuore:

Se scelgo l’eco-sistema opterò per uno stile di vita che metta in primo piano l’altro, con i suoi bisogni, le sue necessità, le sue esigenze e anche con i suoi limiti. Sì, anche e soprattutto con i suoi limiti; ha detto il padre generale nel giorno in cui abbiamo ricordato il nostro padre fondatore che “l’umanità si manifesta non solo nei doni e nelle forze che ognuno di noi ha, ma soprattutto nelle nostre vulnerabilità e debolezze. Una scelta che tiene l’altro in considerazione ma che cambia profondamente me”. Solo se accetto e accolgo le vulnerabilità dell’altro posso aprirmi agli altri, posso accogliere l’altro, posso invitarlo a rallegrarsi con me, a fare festa.

Oppure posso sempre scegliere l’ego-sistema. Individualismo, autoritarismo, sentirsi sempre migliori degli altri (o cercare di far passare questa idea), non aver bisogno degli altri, irosi,  rabbiosi, disinteressati; E poi ovviamente si cade nel narcisismo…ma non è argomento di questo tema!

Conclusione.

Desideriamo il bene, imitiamo il Signore guardiamo al cielo, là dove sono scritti i nostri nomi, là dove possiamo costruire la nostra casa. Scrive Giacomo Leopardi: «Una casa pensile in aria sospesa con funi a una stella». Con questo frammento dello Zibaldone Leopardi condivide con noi il suo segreto fecondo di ragazzo, una casa fondata su una stella, che gli fa superare limiti e fragilità del quotidiano che rischiano di chiuderlo in un egocentrismo sistemico. Questa “casa” non lo toglie della realtà, ma lo aiuta a superare le difficoltà. Il fondarsi sulle stelle – (de-sidera) cioè sul desiderio – è la possibilità che diamo a noi stessi di aprirci all’amore, nonostante l’odio; a Dio nonostante il mio io; all’amicizia nonostante le ferite degli altri uomini, per non soccombere di fronte al dolore e alla solitudine. Costruiamo anche noi la nostra casa nel cielo per vivere in dialogo continuo, “cuore a cuore” con Dio. “Cor ad cor loquitur”, Dio, col suo cuore, parla al cuore dell’uomo. Solo questo fondamento  della nostra casa nel cielo ci apre all’eco-sistema che nasce dal dialogo del e con il cuore di Gesù. Etty Hillesum, una ragazza ebrea che racconta la sua maturazione a contatto con l’orrore nazista, che le spezzerà il corpo ma non lo spirito, una giovane che è in grado di trasformare qualsiasi cosa in vita, perchè per lei ogni cosa nell’interiorità, può diventare vita feconda. Trasforma in vita persino la morte, chiude il diario con una frase che condivido volentieri con voi; scrive: “si vorrebbe essere un balsamo per molte ferite”. Ecco il seme dell’eco-sistema.

Post a Comment

Dove Siamo

come Provincia Italiana

FIRENZE:
Missionari del Sacro Cuore
Via Enrico Poggi, 6
50129 Firenze (FI)
tel. 055.470027-055.476280

MARINA DI MINTURNO:
Missionari del Sacro Cuore
Via Cristoforo Colombo, 86
04020 Marina di Minturno (LT)
tel. 0771.683768

PALERMO:
Missionari del Sacro Cuore
Centro Buonocore
Via Giovanni Evangelista Di Blasi, 100
90135 Palermo
tel. 091.406021

PONTECAGNANO:
Missionari del Sacro Cuore Parrocchia “SS. Corpo di Cristo” Piazza Risorgimento
84098 Pontecagnano (SA)
tel. 089.384786

ROMA:
Missionari del Sacro Cuore
Lungotevere Prati, 12
00193 Roma
tel. 06.68806517

Missionari del Sacro Cuore
Corso del Rinascimento, 23
00186 Roma
tel. 06.6877937—06.90282733

PINHEIRO:
Missionari del Sacro Cuore
Avenida Presidente Dutra, 422
65200-000 Pinheiro (MA) BRASILE

FORTALEZA:
Missionari del Sacro Cuore
Rua Capitão Gustavo, 3940
60120-140 Fortaleza (CE) Brasile
tel. +55-85 32 57 67 97